Radiodervish


Radiodervish è un gruppo italiano di world music formatosi a Bari nel 1997 e composto da Michele Lobaccaro e Nabil Salameh (di origini palestinesi). I due si conobbero a metà degli anni Ottanta quando erano entrambi studenti (Michele Lobaccaro ancora liceale e poi studente di filosofia e Salameh arrivato in italia per studiare ingegneria). Insieme entrano a far parte del gruppo Al Darawish, Salameh come cantante e Michele Lobaccaro come bassista, fin dalla nascita nel 1988. Il gruppo ottiene un buon successo ed incide due album: Al Darawish nel 1993 e Radio Dervish nel 1996, quest'ultimo contiene il brano "Rosa di Turi" tratto da una lettera di Gramsci ed ispirata anche a Giuseppe Rensi. Quando nel 1997 si scioglie, parte di loro fonda gli X-Darawish mentre Salameh e Lobaccaro danno vita ai Radiodervish. Con il duo collabora, fin dall'inizio, il tastierista Alessandro Pipino. Nel 1998 registrano il loro primo album, Lingua contro lingua (Dischi del Mulo/PolyGram; rieditato nel 2005 da Il manifesto), che frutta loro il Premio Ciampi come miglior esordio discografico dell'anno[1]. Il successo è consolidato negli anni successivi da un'intensa attività live, dalla partecipazione a varie trasmissioni televisive nazionali e dall'incontro e collaborazione con vari artisti (Rim Banna, Amal Morkus, Noa). Nel 2000 Salameh duetta con Jovanotti in una versione rimixata di "Stella cometa" e nello stesso disco dell'artista italiano canta, questa volta da solo, la stessa canzone in arabo. L'impegno del duo per la pace fa sì che il comune di Melpignano (provincia di Lecce) conferisca loro la cittadinanza onoraria nominandoli ambasciatori di pace nel mondo. A dicembre 2000, su invito dell'ONU e diretti da Nicola Piovani, si esibiscono nel Duomo di Monreale davanti a numerosi capi di stato. Nel marzo 2001 tengono un concerto acustico a Bari in una chiesa del X secolo sconsacrata e trasformata in auditorium. Il concerto, in cui i Radiodervish sono accompagnati da Alessandro Pipino alle tastiere e da Giovanna Buccarella al violoncello, è organizzato a sostegno dell'attività dell'associazione "Salaam Ragazzi dell'Olivo" con i bambini palestinesi nel campo-profughi di al-Fawwār nella Cisgiordania palestinese. Il successo è però tale che i Radiodervish fanno sei repliche e parte del materiale registrato in quell'occasione dà vita al loro secondo album In acustico distribuito con il quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno" e poi ristampato per "Il manifesto" in un cofanetto con il terzo album del gruppo). Mescola canzoni in lingue diverse, soprattutto arabo, italiano e inglese. I dischi di maggior successo sono: Centro del mundo e In search of Simurgh (liberamente ispirato al libro La Lingua degli Uccelli del poeta e mistico persiano Farid al-Din al-Attar). Amara Terra Mia (2006 - RadioFandango, distribuito Edel), contiene due versioni inedite di due classici di Domenico Modugno, la registrazione live dello spettacolo con Giuseppe Battiston, il video di "Amara terra mia" di Franco Battiato. Il loro ultimo album, presentato il 18/10/2007 alla libreria Feltrinelli di Bari, è L'immagine di te, contenente due duetti, uno con Caparezza e l'altro con Alessia Tondo. Questi duetti fanno anche parte della colonna sonora del film d'animazione La luna nel deserto, del regista Cosimo Damiano Damato; nel cartoon Nabil presta anche la voce al personaggio Muezzin, interpretando l'inedito Fogh in Nakhal. Il gruppo dà concerti in tutta Italia, con particolare attenzione alla Puglia. Ma hanno eseguito concerti anche all'estero, spesso insieme alla cantante Noa. In concerto sovente si avvalgono dell'accompagnamento di un gruppo di violiniste. Al 2007 gli ultimi concerti si sono tenuti a Sarezzo (BS) (24 luglio) e a Cagli (PU) (25 luglio). In quell'anno Nabil Ben Salameh e Michele Lobaccaro dirigono l'Orchestra Araba di Nazareth in occasione della sezione dedicata alla musica di Salento Negroamaro 2007. Per quell'occasione i Radiodervish hanno avuto l'intento di proporre al pubblico una prospettiva sul mondo arabo scevra da pregiudizi e distorsioni di immagine che inevitabilmente hanno pesato, e pesano tuttora, sullo sguardo occidentale e sulla percezione che gli stessi arabi hanno di se stessi.